Stanza multisensoriale

Uno spazio dedicato per stimolare i sensi

Sala polisensoriale

La stanza multisensoriale (metodo Snoezelen) è uno spazio dedicato, progettato per stimolare i sensi (vista, udito, gusto, tatto e olfatto) mediante una apposita strumentazione per produrre una gratificazione indotta.

Il meccanismo d’azione della stanza multisensoriale può essere spiegato attraverso due concettualizzazioni teoriche: una comportamentale e una neurologica.

COMPORTAMENTALE

Quella comportamentale è che la stanza fornisce all’anziano un rinforzo sensoriale non limitato nel tempo, che evoca stati di gratificazione e una risposta di rilassamento

NEUROLOGICO

Il modello neurologico, individua nella stanza un intervento che modifica le esperienze sensoriali negative attraverso attività calmanti a livello sensoriale, riportando la persona ad un livello di maggior equilibrio.

Recenti studi su ambienti multisensoriali (in vari ambiti di cura) dimostrano riduzioni di apatia, aggressività, agitazione, depressione, miglioramento nelle attività quotidiane, nella performance funzionale, nel benessere e nell’interazione interpersonale in anziani con demenza.

Alcuni soggetti rispondono positivamente solo ad un tipo di strumento, come un tubo con bolle abbinato alla musica preferita, mentre altri apprezzano tutti i tipi disponibili di strumenti visivi in associazione a musica ed aromi.

La valutazione inizia con l’individuazione da parte degli operatori sanitari del comportamento di rilevanza clinica (CRB) sulla base dell’esperienza acquisita sul comportamento dei singoli malati di demenza. Dalle variabili individuate, si può mirare l’intervento nello spazio multisensoriale per verificare se il rinforzo sensoriale può inibire o modificare i CRB del paziente nell’immediato e nel futuro. I cambiamenti positivi del comportamento dell’anziano sono definiti comportamenti clinicamente rilevanti migliorati (CRB2). E’ utile anche la raccolta di dati biologicamente rilevanti (facilmente verificabili) quali la misurazione della frequenza cardiaca e della saturazione dell’ emoglobina (Ps O2) prima della seduta e immediatamente dopo la seduta stessa. Le figure coinvolte in questo approccio sono gli operatori che quotidianamente interagiscono con i malati in un rapporto diretto negli abituali spazi di vita e collaborano alla definizione dei CRB. Gli operatori all’interno della stanza multisensoriale guidano la persona con demenza orientandola verso le differenti tipologie di stimolazione e contemporaneamente ne osservano i CRB e i nuovi CRB2.

E’ anche possibile che si verifichino interazioni reciproche tra l’operatore e l’ anziano, infatti nonostante le terribili conseguenze cognitive della demenza, le persone affette conservano capacità di apprendimento che viene stimolata dall’intervento dell’operatore sia nel tradizionale rapporto operatore/malato sia attraverso l’ausilio della stanza multisensoriale. Il coordinamento della procedura è di competenza della animazione nella figura della coordinatrice Grazia Cacciatori sotto la supervisione della Direzione Sanitaria. Sono coinvolte anche altre figure professionali: fisioterapisti, asa, animatori e infermieri. Il tempo ottimale della seduta è di 20/30 minuti ed è somministrabile con una posologia di 1/3 sedute a settimana. Un periodo ottimale di valutazione degli effetti è calcolabile in 4/6 mesi. Inizialmente i soggetti coinvolti saranno gli ospiti residenti nel reparto protetto poiché anche l’ambiente in cui vivono quotidianamente consente una valutazione più precisa e accurata dei CRB. Tutto questo ci permetterà di definire in dettaglio gli aspetti operativi e le modalità di valutazione attraverso una apposita scheda personale dei risultati per estendere in un secondo momento la procedura a tutti gli ospiti interessati da un decadimento cognitivo di intensità media/grave.